Gaetano Miccichè

Rassegna stampa 2020

Intesa San Paolo: su Ubi disponibili al dialogo, ma il progetto va avanti

  - La Guida Cuneo

L’offerta pubblica di scambio con cui Intesa San Paolo mira ad acquisire il controllo di Ubi Banca, venerdì 5 giugno ha ricevuto dalla Bce l’autorizzazione preventiva all’acquisizione diretta di una partecipazione di controllo in Ubi Banca. Martedì 9, l’Autorità Antitrust ha informato i due istituti che l’operazione non è "allo stato degli atti suscettibile di essere autorizzata". Un preavviso, per dire a Intesa San Paolo che qualcosa nell’offerta dovrà cambiare.

Due episodi di una battaglia destinata a proseguire ancora a lungo.

Qui non interessa il risiko bancario in atto destinato a rivoluzionare il mercato italiano ed europeo. Interessano gli aspetti che toccano da vicino il Cuneese. Dalla Fondazione CRC, che perderebbe quella fetta di potere che detiene oggi nel governo di Ubi, alla scomparsa del marchio Ubi, al mantenimento degli sportelli sul territorio, agli aspetti occupazionali, alla presenza o meno a Cuneo di elementi e uffici significativi della governance della banca.

La settimana scorsa abbiamo interpellato il socio principale (5,91%) di Ubi, la Fondazione CRC, attraverso il suo presidente Giandomenico Genta. In questo numero intervistiamo i vertici di Intesa San Paolo, nella figura di Gaetano Miccichè, presidente di Banca IMI, la banca d’investimento di Intesa San Paolo (di cui Miccichè è stato anche direttore generale).

 

Intervista a Gaetano Miccichè, presidente di IMI, la banca d'investimento di Intesa San Paolo

A Cuneo prevista una direzione. "Nel pianificare l'operazione non abbiamo trascurato le ricadute di valore che l'unione con Ubi potrebbe avere per il territorio di riferimento di quest'ultima, e quindi anche per il cuneese"

Presidente Miccichè, Fondazione CRC e UBI sostengono di non essere - tutt'oggi - a conoscenza dei dettagli sostanziali dell'Offerta pubblica di scambio promossa da Intesa San Paolo per acquisire la maggioranza assoluta di Ubi. Ci può svelare la sostanza di quest'offerta?

Questa è un'operazione di elevata valenza strategica, che Intesa San Paolo ha tutte le intenzioni di portare a termine. Gli azionisti Ubi diventerebbero azionisti di un gruppo bancario sì italiano ma di dimensione europea, patrimonialmente solido, capace di creare valore, con una reddittività ai vertici del settore, un basso profilo di rischio e un modello di business resiliente e ben diversificato. La possibilità per Ubi Banca di entrare a far parte di un gruppo come Intesa San Paolo presenta, di fatto, indubbi vantaggi. E comunque ci auguriamo che il prospetto possa essere pubblicato il prima possibile in modo che gli azionisti di Ubi possano conoscere tutti i dettagli della nostra offerta.

Intesa San Paolo ha scelto Ubi perché la ritiene la banca migliore, più appetibile per patrimonio e per efficienza o soltanto la più facilmente scalabile?

Ubi è una banca certamente ben gestita, tra le migliori sotto questo punto di vista nel panorama italiano ma presenta delle debolezze strutturali. In particolar modo in termini di redditività, efficienza operativa e qualità degli attivi, sfide importanti per il futuro della banca se restasse da sola sul mercato. Una considerazione, questa, che gli azionisti di Ubi dovranno considerare nel momento in cui saranno chiamati a decidere se aderire o meno all'offerta di scambio con azioni Intesa Sanpaolo.

Voi definite "amichevole" l'offerta su Ubi, per Fondazione CRC e Ubi è decisamente "ostile" perché non concordata e perché non valorizzerebbe una banca solida ed efficiente ma smonterebbe pezzo a pezzo per trattenerne alcuni e cederne altri.

L'operazione promossa da Intesa Sanpaolo non prevede alcuno spezzatino delle attività di UBI Banca ma la cessione di sportelli in quelle aree dove la concentrazione derivante dall'aggregazione con Intesa Sanpaolo causerebbe il superamento dei livelli concorrenziali previsti dalla normativa Antitrust. Come già detto, pur riconoscendo al management il buon lavoro sin qui svolto, UBI presenta delle carenze sia dal punto di vista industriale che finanziario. L'agenzia di rating Fitch ha infatti ridotto il giudizio sulla banca a livello "Speculative Grade" - comunemente detto anche "junk-grade" - unica tra le banche italiane ad aver avuto l'abbassamento del rating a tale livello. Di contro l'agenzia, confermando l'outlook positivo su Ubi, ritiene che il suo futuro dipenda proprio dalla possibilità di successo dell'operazione con Intesa Sanpaolo, in relazione alla quale l'agenzia sottolinea i chiari benefici che Ubi trarrebbe entrando a far parte di un gruppo con un rating migliore, più solido e forte.

Il fatto che l'Ops sia stata annunciata il 17 febbraio scorso, poche ore dopo la presentazione del piano industriale da parte di Ubi viene letto come un gesto ulteriormente ostile, se non addirittura di arroganza.

Procedere velocemente sulla strada indicata dai regolatori che auspicano una concentrazione del settore bancario e una crescita dimensionale degli istituti che vi operano, era ed è per noi una priorità. Abbiamo ritenuto opportuno attendere la presentazione del Piano Industriale di Ubi per consentire agli azionisti della banca di venire a conoscenza dei contenuti dello stesso.

La BCE ha dato il via libera all'operazione. Restano altri passaggi, Antitrust, Tribunale, che richiederanno mesi. Di qui in avanti, modificherete ancora la vostra offerta, considerato anche lo tsunami del Covid-19 che ha sconvolto anche il sistema bancario modificandone i valori?

Come più volte ribadito dal CEO di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, l'offerta non subirà alcuna modifica. Riteniamo di aver correttamente considerato i valori di Ubi, cosa che il mercato ci ha immediatamente riconosciuto allineando, sin dalla seduta di borsa successiva all'annuncio, i valori dei titoli delle due banche all'offerta presentata. E tale allineamento non è cambiato in questi mesi. In merito all'emergenza Covid-19 e agli effetti che questa avrebbe avuto sulla nostra offerta, è bene ricordare che a seguito dell'autorizzazione ricevuta dalla Banca Centrale Europea, Intesa Sanpaolo ha comunicato che non ritiene derivino effetti tali da modificare negativamente l'attività di Ubi Banca e/o la situazione finanziaria, patrimoniale, economica o reddituale sua e/o delle società del Gruppo Ubi e per questo motivo abbiamo deciso di  non includere tra le condizioni di efficacia dell'offerta la pandemia da COVID-19 e i suoi effetti.

Nello spezzatino di Ubi, i vari asset sarebbero ceduti ad acquirenti diversi. Il marchio Ubi scomparirebbe, le centinaia di filiali - per rispettare le norme sulla concorrenza - sarebbero cedute a banche diverse come Bper, con cui ci sarebbero già accordi predefiniti. Sarà così?

Come già detto non è previsto alcuno spezzatino delle attività di Ubi. L'operazione prevede la cessione di alcuni sportelli e di alcune attività riferibili all'attività assicurativa in quelle aree dove potrebbe registrarsi il superamento dei livelli concorrenziali previsti dalla normativa Antitrust. Abbiamo sottoscritto con BPER un accordo per la cessione di questi sportelli e con UNIPOL un accordo relativo alle attività assicurative del medesimo ramo. Come tutta l'operazione anche questi aspetti sono al vaglio delle Autorità competenti che si esprimeranno una volta concluso l'iter istruttorio.

Rimanendo sul fronte Antitrust, l'Autorità sta proseguendo nella sua istruttoria che in questi giorni si sta rivelando particolarmente complessa. Come state affrontando la situazione attuale?

Intesa Sanpaolo ha sempre avuto rapporti eccellenti con le autorità di regolamentazione e di vigilanza, improntati al massimo rispetto e collaborazione. Anche in questo caso la Banca sta prestando la massima collaborazione all'autorità Antitrust e intende proseguire negli approfondimenti con quest'ultima, essendo confidente di superare ogni possibile criticità alla luce anche delle indicazioni emerse in questa prima fase istruttoria e di giungere all'auspicato rilascio dell'autorizzazione con soluzioni compatibili con la normativa applicabile.

Questi passaggi rivoluzioneranno l'offerta bancaria in provincia di Cuneo e in Piemonte. Non è difficile prevedere che per le "economie di scala" ne conseguirà una forte riduzione sia di occupazione che di sportelli. Una doppia brutta notizia per la provincia costituita di innumerevoli piccoli centri per lo più montani, dove la banca è più un servizio che un affare.

Intesa Sanpaolo è una banca fortemente radicata nei territori dove opera, ne è dimostrazione il grande impegno sostenuto su tutto il territorio nazionale per sostenere le imprese e le famiglie, ma anche operatori sanitari e istituzioni locali in questa delicata fase economica e sociale interessata dall'emergenza causata dal Covid-19. In particolare, nelle province più colpite dagli effetti del virus, Intesa Sanpaolo ha subito varato iniziative mirate e profuso il proprio impegno per limitare al massimo le criticità emerse e consentire una ripartenza quanto più rapida possibile, quando le condizioni sanitarie lo hanno consentito. Tornando a parlare della nostra operazione, questa prevede l'assunzione di 2.500 giovani e la costituzione di una direzione regionale a Cuneo. Ad ulteriore dimostrazione dell'attaccamento e dell'interesse per i nostri territori, ed in particolare per il Piemonte e il cuneese, tengo a ricordare che recentemente Intesa Sanpaolo, nell'ambito del suo Programma Filiere, ha concluso con il Gruppo Merlo un accordo di collaborazione innovativa per l'accesso al credito delle circa 500 aziende fornitrici e dei circa 130 dealer legati allo storico cuneese. E a questa operazione si aggiunge, infine, un altrettanto recente con il Gruppo cuneese Eurostampa, pari a 6 milioni di dollari, per il suo sviluppo sul mercato americano. Inoltre proprio nel cuneese il nostro CEO Carlo Messina ha intenzione di creare un centro di innovazione comprensivo di un acceleratore di start up. Queste non mi sembrano brutte notizie; tutt'altro. Soprattutto se poi non dimentichiamo la naturale propensione del Gruppo Intesa Sanpaolo ad impegnarsi nel sociale, a sostenere la diffusione della cultura e dell'arte, nonché la grande capacità di dialogare con le comunità locali per valorizzarne le attività.

Il concambio, secondo il presidente della Fondazione CRC, genererebbe addirittura una minus valenza per la Fondazione CRC. Può quantificare il valore reale dello scambio?

L'offerta presentata è rivolta a tutti gli azionisti di UBI e siamo convinti che con un premio del 28% sia la prospettiva migliore per tutti gli stakeholders della banca.

Nel concambio, la Fondazione CRC verrebbe ad avere più o meno lo 0,6% di azioni di Intesa. Secondo Intesa questo porterebbe nelle casse di Fondazione un bel gruzzolo iniziale (si è scritto di 70/80 milioni di euro) e dividendi più elevati ad ogni bilancio. Secondo l'azionista cuneese non è così, o in ogni caso si tratta soltanto di promesse aleatorie.

Intesa Sanpaolo è stata capace negli anni di raggiungere tutti i suoi obiettivi in termini di creazione di valore e distribuzione di dividendi ai propri azionisti, mantenendo al tempo stesso una elevata qualità degli attivi e una robusta posizione di capitale. La Banca ha storicamente espresso una redditività superiore e ha pagato, a parità di capitale investito, dividendi in misura maggiore di quasi tre volte rispetto a Ubi, mantenendo allo stesso tempo elevati livelli di copertura dei propri crediti deteriorati. Negli ultimi anni abbiamo ridotto l'ammontare dei crediti deteriorati di circa il 50% e senza alcun onere per i nostri azionisti, continuando comunque a garantire utili e dividendi robusti. Uni d'altro canto presenta livelli di copertura dei crediti deteriorati inferiori rispetto alle principali banche italiane e non ha effettuato rettifiche sul portafoglio crediti di rilievo in relazione allo scenario Covid-19. Con l'operazione presentata lo scorso 17 febbraio, ci siamo impegnati a far sì che anche i crediti di Ubi possano raggiungere lo stesso livello di copertura di quelli di Intesa e, sottolineo, senza alcun costo per gli azionisti di Ubi. Credo che tali impegni, previsti dalla nostra operazione, siano tutt'altro che aleatori.

Al di là di quanto incasseranno gli azionisti che venderanno ad Intesa, a Cuneo, al cuneese come territorio e tessuto imprenditoriale vivace e fortemente vocato all'esportazione, cosa verrà in concambio: una direzione o nuovi servizi bancari nel capoluogo, un impegno preciso e sottoscritto a investire e non soltanto a raccogliere?

Nel pianificare l'operazione, Intesa Sanpaolo non ha trascurato le ricadute di valore che l'unione con Ubi potrebbe avere per il territorio di riferimento di quest'ultima, e quindi anche per il cuneese. Penso ai clienti, alla comunità e alle persone del Gruppo Ubi. Il nostro piano prevede la creazione di 4 nuove direzioni regionali a Bergamo, Brescia, a Bari e, come dicevo, a Cuneo, di un centro di eccellenza a Pavia per l'agricoltura e abbiamo annunciato l'impegno ad erogare ulteriori 10 miliardi di euro di credito all'anno nel triennio 2021-2023, senza nessuna riduzione del credito concesso ai clienti comuni. E poi iniziative ad-hoc ed accordi con gli enti e le fondazioni territoriali a beneficio delle comunità, senza dimenticare l'occupazione e la formazione grazie alle 2.500 assunzioni di giovani, menzionate poco fa, e iniziative volte alla valorizzazione del personale di Ubi previste dalla nostra operazione. Tengo, inoltre, a ricordare che la nostra Banca serve tutte le categorie di clienti: dalle famiglie alle start up, attraverso il venture capital, alle piccole, medie e grandi aziende, fino alle istituzioni finanziarie e alla pubblica amministrazione. La presenza di Intesa Sanpaolo fuori dai confini nazionali consentirà, infine, alle nostre imprese di svilupparsi su nuovi mercati e allo stesso tempo farà sì che nuovi operatori internazionali possano apprezzare le nostre eccellenze sul territorio, investirvi e accelerare la crescita.

Nei giorni scorsi, vertici o delegati di Intesa hanno incontrato i sindaci di Cuneo, Alba e Mondovì, ma non i vertici di Fondazione CRC. Li incontrerete?

Carlo Messina ha confermato l'intenzione di continuare in un atteggiamento di dialogo e apertura, per raccogliere suggerimenti da imprenditori e fondazioni azioniste di Ubi, affinché insieme si dia vita ad un gruppo ancora più forte. Tengo a ripetere che siamo convinti di aver promosso un'operazione con una valenza strategica, e un grande significato per il sistema bancario italiano ed europeo e ciò fa sì che riteniamo di portarla a termine anche con adesione pari al 50% più un'azione.

Ezio Bernardi


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