Gaetano Miccichè

Rassegna stampa 2018

La missione Lega di Miccichè. Atto I, individuare l’ad giusto

  - Corriere Della Sera
Gli obiettivi
Con la nuova governance si punta a recuperare il terreno perso su Liga e Premier
 
Il calcio, la vecchia passione di tante vite fa quando la divisa non era un gessato ma scarpini e sudore. Giocava a centrocampo Gaetano Miccichè, al servizio della squadra. E ha continuato a farlo da dietro a una scrivania mettendo ordine a pile di dossier: Prada, Fiat, Nh Hotel, Esaote, Ntv, Pirelli, Rcs, Telecom, Autostrade, Piaggio, Yomo, Granarolo, tanti da riempire un prato verde, forse un piccolo stadio.
A 67 anni il banchiere palermitano trapiantato a Milano torna in campo: oggi riceverà l'investitura dei venti club della serie A per diventare il presidente della Confindustria del pallone. Un atto di amore per lo sport che non ha mai tradito: dal nuoto allo sci, raccontano però che il meglio il p esidente dell'Imi, la banca d'investimento del gruppo Intesa Sanpaolo, lo dia ancora oggi sui campi da tennis. Chi gli sta vicino sottolinea il trasporto emotivo con cui segue in tv partite, Olimpiadi o i duelli fra Sofia Goggia e Lindsey Vonn. Il presidente del Coni (e commissario della Lega serie A) Giovanni Malagò lo ha chiamato a bordo dalla Corea, lui ha risposto sì. Dopo aver ottenuto il via libera dal numero numero uno di Intesa Sanpaolo Carlo Messina, dopo aver avuto la certezza che la sua candidatura fosse condivisa dai litigiosi inquilini della serie A. 
Ultima riserva: ha chiesto di individuare un bravo amministratore delegato. 
Per fare squadra, naturalmente. 
I nomi che circolano in via Rosellini sono questi: un altro banker, Marzio Perrelli di Hsbc, Sami Kahale ex top manager di Procter & Gamble e Luigi De Siervo, a.d. di Infront. 
Ma per sapere come finirà questa partita servono tempo e diplomazia, intanto oggi con la nomina di Micciché sarà posata la prima pietra per la ricostruzione della Lega, commissariata da più di un anno.
Con la nuova governance il pallone di casa nostra punta a recuperare il terreno perduto sui campionati esteri: il brand Premier League ha conquistato i mercati globali con logiche e metodi da multinazionale, la Liga con Cristiano Ronaldo e Leo Messi ha fatto il resto. «Ambasciate», uffici di marketing, accademie giovanili ovunque, accordi con le emittenti e i big di Internet, l'Italia ha pagato a caro prezzo il ridimensionamento dei propri orizzonti calcistici.
L’ora di invertire il trend è arrivata, e se uno come Miccichè ha accettato di mettersi in gioco è perché è convinto sia possibile.
Il termine «risanatore» non gli si addice, il presidente di Banca Imi piuttosto ama far dialogare il mondo della finanza e quello dell'industria, avendoli abitati tutti e due. Da architetto dell'internazionalizzazione di Prada, sa che la strada per la crescita passa per la globalizzazione. E per una Lega molto più impresa e meno «condominio». I club hanno detto sì al cambio di passo, ma il viaggio è appena iniziato. «Una Federazione per essere forte ha bisogno di una Lega forte - ha detto il d.g. della Federcalcio Michele Uva a Radiorai -, Miccichè è il benvenuto. La sua è una figura di altissimo profilo, umano e professionale».
La prima tappa del nuovo tor ferma sui diritti tv: dopo l'ok dell'Antitrust a Mediapro, gli spagnoli dovranno presentare garanzie finanziare per un miliardo e duecento milioni e poi avviare le trattative con Sky, Mediaset e gli operatori web (Perform con la sua piattaforma Dazn) e della telefonia (Vodafone sembra interessata). Per confermare che l'Italia non è stata una scommessa a perdere.
 
Daniele Sparisci

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