In banca per crescere

La banca come agente fondamentale per lo sviluppo, “un motore di crescita” non solo per la concessione di crediti ma anche per capacità, relazioni e servizi a valore aggiunto che gli istituti, specialmente quelli più grandi, sono capaci di offrire. Questo il ruolo degli istituti bancari secondo Gaetano Miccichè, presidente di Banca IMI, banca d'investimento di Intesa Sanpaolo, durante la lectio magistralis “Il ruolo della banca nella crescita”, allo Steri, sede del Rettorato di Palermo.

Nonostante il quadro economico sembra migliorare con “segnali che hanno cominciato ad estendersi anche al Mezzogiorno”, ha detto il manager di Intesa, “il divario del Sud rispetto al resto del Paese permane molto elevato”. “Non possiamo “abbassare la guardia” perchè ancora molto ampio è il terreno da recuperare per colmare il ritardo di crescita che l’Italia ha accumulato”, ha spiegato ancora, negli ultimi 15 anni, infatti, abbiamo complessivamente perso 15 punti percentuali di crescita del PIL nei confronti della media UE e abbiamo investito sempre di meno: gli investimenti effettuati nel 2015 avevano un valore inferiore del 20% rispetto a quelli effettuati nell’anno 2000. Oggi, il 27% delle macchine industriali ha più di 20 anni e il 79% degli impianti produttivi non ha alcuna integrazione ICT”.

Per questo adesso è necessario stimolare la crescita di imprese capaci di affrontare i mercati esteri, di portare innovazione ed essere capaci di generare interesse sociale e nuova occupazione. Una “banca attenta e all’altezza del proprio ruolo deve sapere analizzare i progetti validi e generatori di vero interesse sociale, progetti che favoriscono nuova occupazione; deve saper scegliere le figure professionali e imprenditoriali più adeguate; analizzare e valutare aree di business profittevoli e piani industriali sostenibili; deve saper creare contatti costruttivi  anche a livello internazionale; fornire o ricercare la giusta equity; riconoscere le necessarie linee di credito”, ha spiegato Micciché. E fin qui nulla di nuovo rispetto al ruolo tradizionale degli istituti di credito.

Da qui la sfida per gli istituti, secondo il manager, “il ruolo della Banca si connota ben oltre la mission creditizia tradizionale, diventando sempre più ampio, articolato e, senza ombra di dubbio, determinante per sostenere lo sviluppo delle imprese e, quindi, del paese”. “Per svolgere il proprio ruolo di “motore di crescita” le Banche per prima cosa devono capire”, ha spiegato, “innanzitutto, devono capire le esigenze delle imprese, dal punto di vista non solo finanziario ma anche industriale, addestrando adeguatamente i propri uomini. Fra Banca e impresa si deve sviluppare una nuova, reciproca fiducia, un rapporto di vera partnership che trasformi l’offerta di prodotti nel co-design di soluzioni finanziarie a problemi industriali che altrimenti non potrebbero essere risolti”. “Le Banche, inoltre”, ha aggiunto, “devono essere in grado di supportare le strategie vincenti con prodotti e servizi ad hoc”.

“Un ambito particolarmente importante”, ha ancora spiegato Micciché, è quello relativo al sostegno delle imprese che vogliono accedere ai finanziamenti europei alla ricerca e sviluppo; per questo, occorre che le banche si dotino di persone dedicate ad accompagnare le aziende a ottenere finanziamenti della Commissione Europea, contribuendo a recuperare un ritardo ormai cronico se paragonato a ciò che le aziende di altri Stati Membri riescono a ottenere”.

“Le banche”, infine, “devono essere là dove c’è bisogno. La globalizzazione dei mercati di approvvigionamento e di sbocco e la crescente “fame” di internazionalizzazione delle imprese impongono di essere presenti in più Paesi, così da potere rassicurare e incoraggiare le medie aziende italiane a servirsi delle opportunità che tali aree geografiche presentano”.

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