Rassegna stampa 2014
Telecom fa un passo verso la public company i paletti del cda per essere più indipendenti
Milano — Se verranno seguite le indicazioni fornite dall'attuale Cda di Telecom Italia, il prossimo organo di governo della società, che verrà eletto dall'assemblea convocata per il 16 aprile, sarà molto più indipendente. Recependo le indicazioni emerse dall'assemblea del 20 dicembre scorso, promossa dal socio di minoranza Marco Fossati, nella riunione di ieri i consiglieri hanno approvato all'unanimità le proposte avanzate dall'ad Marco Patuano. Innanzitutto il numero dei consiglieri scenderà a 13 o a 11, con la lista che prenderà più voti che nominerà 8 o 10 consiglieri. Mentre alle minoranze saranno riservati, in entrambi i casi, tre poltrone. Se scendere a 13 o a 11 lo deciderà l'assemblea, ma è abbastanza evidente che il socio di maggioranza relativa Telco (con il 22,4% di azioni Telecom) spingerà per 13 in modo da conquistare nel futuro Cda una maggioranza più definita. Il presidente dovrà comunque essere eletto tra i consiglieri in possesso dei requisiti di indipendenza, con una definizione di "indipendenza" che dovrà essere sostanziale e non solo formale. In pratica gli "indipendenti" dovranno essere la maggioranza del Cda e non dovranno avere legami di alcun tipo con la società, con i soci, con gli azionisti di controllo dei soci e con il management considerando un arco temporale di tre anni. Inoltre, come aveva richiesto Fossati, i consiglieri dovranno «garantire un mix di competenze e professionalità, nel settore delle telecomunicazioni o business contigui, come la finanza, l'organizzazione, la gestione rischi e il controllo interno». Particolarmente importante sarà la composizione dei comitati interni che lavoreranno a stretto contatto con il Cda: il "Controllo e rischi" dovrà essere composto da 5 membri (oggi sono 4), il "Nomine e remunerazioni" da 3 membri con presidenze diverse da attribuire a consiglieri indipendenti, preferibilmente tratti dalle liste di minoranza. Dunque, nella sostanza, il prossimo Cda sarà ancora caratterizzato dalla lista che presenterà il socio di maggioranza relativa Telco ma con molti anticorpi in più rispetto a oggi. Telco nominerà 8 o 10 componenti dei quali cinque o sei dovranno avere i requisiti di indipendenza sostanziale, più l'ad che presumibilmente sarà ancora Patuano. L'assemblea deciderà se il presidente sarà nominato dalla stessa assemblea o dal consiglio anche se in Italia si propende per la seconda ipotesi. Dunque il presidente verrà pescato tra gli indipendenti della lista Telco. Ma alle minoranze spetterà la presidenza dei due comitati, di cui quello Controllo e rischi sarà cruciale poiché governerà tutte le eventuali operazioni effettuate con parti correlate. Per fare un esempio, se la Findim di Fossati, titolare di un 5% di azioni Telecom, presenterà una sua lista di minoranza che riuscirà a esprimere uno o due consiglieri di minoranza, a un suo consigliere potrebbe essere assegnata la presidenza del comitato Controlli e rischi. Se l'assemblea di Telecom Italia recepirà questo nuovo modello di governance, con un «assetto di deleghe basato su un presidente non esecutivo e una separata figura di amministratore delegato, con una forte impronta di lavoro collegiale basata sulle attività istruttorie dei comitati», l'influenza del socio Telefonica, nei mesi scorsi accusato di conflitto di interessi, dovrebbe essere limitata al massimo. Cesar Aliena e Julio Linares si sono dimessi dal consiglio mesi fa e hanno dichiarato di non voler indicare alcuno al loro posto. Ora potrebbero inserire uno dei consiglieri non indipendenti ma la loro rappresentanza dovrebbe limitarsi a questo. I soci italiani di Telco - Mediobanca, Generali e Intesa Sanpaolo - hanno confermato informalmente che non ricandideranno né Renato Pagliaro, né Miccichè né Gabriele Galateri che hanno incarichi importanti nelle banche e assicurazioni da cui provengono.