Rassegna stampa 2014
Banca Imi, l'utile balza a 181 mln
Banca Imi, la banca d'investimento del gruppo Intesa Sanpaolo guidata dall'amministratore delegato Gaetano Miccichè (direttore generale e responsabile della divisione corporate & investment banking della Ca' de Sass) e dal direttore generale Mauro Micillo, ha chiuso il primo trimestre 2014 con un utile netto di 181 milioni, in crescita del 25% rispetto al medesimo periodo del 2013. Il fattore trainante dei risultati, ha spiegato Miccichè a MF-Milano Finanza, è stato il margine di intermediazione, cresciuto del 14,3% a 426 milioni, grazie al contributo degli interessi netti (+19% a 179,6 milioni) ma soprattutto dell' attività di negoziazione di titoli e derivati, in crescita del 114% a 173 milioni nonostante una minore volatilità dei mercati finanziari. «Rispetto alle grandi investment bank anglosassoni, che nel primo trimestre hanno registrato un peggioramento della loro performance anche per un contesto dei mercati meno favorevole al trading», ha osservato Miccichè, «Banca Imi è riuscita ad ottenere risultati in crescita». «Questo è stato possibile», ha spiegato il responsabile della divisione Cib di Intesa Sanpaolo (nel cui perimetro rientra anche la stessa Banca Imi), «grazie a un modello di business che ci consente di performare al meglio anche nelle fasi di bassa volatilità». A differenza di molte banche d'investimento internazionali, ha spiegato ancora Miccichè, «l'impatto del trading proprie tario sul bilancio di Banca Imi è pari all'1% dei ricavi». La maggior parte dei proventi di gestione dunque, sia che arrivino dall'investment banking tradizionale (advisory, equity e debt capital markets), dalla finanza strutturata (structured finance) o dall'attività di negoziazione (markets), sono legate all'operatività con la clientela del gruppo (11 milioni in Italia e 6 milioni all'estero), a partire dalle imprese seguite dalla divisione corporate & investment banking di Intesa Sanpaolo, cui Banca Imi offre un range di prodotti che va dal più semplice derivato di copertura (su tassi o valute) fino ai prodotti strutturati ta gliati su misura per il cliente. Nel dettaglio alla formazione del margine di intermediazione il contributo dell'area markets è stato di 349 milioni, quello della finanza strutturata di 51 milioni mentre l'investment banking ha pesato per 26 milioni. Un'area, quest'ultima, destinata a dare un importante contributo anche nei prossimi trimestri, alla luce delle operazioni che si terranno nei prossimi mesi a Piazza Affari in cui Banca Imi svolgerà un ruolo di primo piano, come le quotazioni di Rottapharm, Cerved Group, Sisal, Fincantieri e Poste Italiane, gli aumenti di capitale della Banca Popolare di Sondrio e del Credito Valtellinese, ma anche nelle operazioni di merger & acquisition (l'istituto guidato da Miccichè è advisor della Fondazione Carige nell'ambito del riassetto azionario relativo all'istituto ligure).
Nei mesi scorsi invece Banca Imi è stata joint global coordinator, joint bookrunner e responsabile del collocamento dell'ambito dell'ipo di Anima (692 milioni); global coordinator e joint bookrunner nel collocamento del prestito obbligazionario convertibile in aziom Maire Tecnimont di nuova emissione (80 milioni) e joint bookrunner nell'ambito dell'aumento di capitale offerto in opzione del Banco Popolare (1,5 miliardi). Per quanto riguarda invece il debt capital market, in Italia sono state realizzate nuove emissioni obbligazionarie pari a 28 miliardi di euro (+41 %) e la banca d'investimento del gruppo Intesa Sanpaolo ha gestito, in qualità di bookrunner, 24 operazioni, confermandosi (secondo i dati di Thomson Reuters) leader in Italia, sia per numero, sia per controvalore con 2,9 miliardi di euro. «Stiamo lavorando in maniera molto interessante», ha commentato Miccichè, «sono molto fiducioso, soprattutto perché trovo sempre più capacità di interagire fra Banca Imi e le altre società prodotto di Intesa Sanpaolo». «La forza della nostra banca sta nella distribuzione e nella qualità del management», ha aggiunto, «Quel che conta è lavorare sempre per obiettivi di medio-lungo periodo. Non abbiamo nessuna volontà di fare operazioni per sfruttare opportunità del momento, né per enfatizzare performance di breve periodo». Da questo punto di vista il responsabile della divisione Cib della Ca' de Sass ha tenuto a precisare che dal 2007, quando si è compiuta la fusione tra Banca Intesa e Sanpaolo, Banca Imi è riuscita a «crescere in modo sostenibile». «Quello che ci eravamo proposti nel 2007, quando si realizzò la fusione tra la Imi posseduta dal Sanpaolo e Caboto posseduta da Banca Intesa, nel momento della fusione tra le due grandi banche, era quello di creare una investment bank che potesse avere una crescita sostenibile. Credo che, guardando i risultati degli ultimi 15 trimestri, ci abbiano dato ragione». Anche dal punto di vista patrimoniale. Il total capital ratio al 31 marzo 2014, calcolato con le nuove regole di Basilea 3, era infatti pari al 10,5%, «un livello significa tivamente superiore al minimo richiesto».