Gaetano Miccichè

Rassegna stampa 2010

Salve sono Mr Miccichè, il banchiere che risolve i problemi

  - Il Foglio

Milano. Gaetano Miccichè è un signore palermitano di 59 anni solitamente piuttosto schivo, molto diverso come carattere dal fratello Gianfranco, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Sposato con tre figli, tifoso milanista, Gaetano Miccichè di mestiere fa il responsabile della Divisione Corporate e Investment banking del gruppo Intesa Sanpaolo. Tradotto in linguaggio volgare, si occupa di finanziare, affiancare, accompagnare gli affari delle aziende con un fatturato superiore ai 150 milioni l'anno. Quindi, visti i tempi di crisi, vuol dire che si occupa di guai, di problemi, di ristrutturazioni. Se si vuole fare un paragone si deve andare al film "Pulp Fiction" di Quentin Tarantino, dove c'è un personaggio che si presenta così: "Salve, sono mister Wolf Risolvo problemi".  Miccichè esercita questa professione nel palazzo di piazza Scala di Milano, che fu la sede della Commerciale Italiana, la banca laica per eccellenza guidata per anni da Raffaele Mattioli e poi da Francesco Cingano e confluita nella cattolicissima Cariplo, e successivamente - attraverso varie fusioni - appunto nell'attuale Intesa Sanpaolo. Il suo ufficio è al secondo piano, lo stesso che occupò per anni proprio Cingano. E' qui che dalle otto del mattino fino
a tarda sera, a meno che ci sia un concerto alla Scala cui difficilmente rinuncia, riceve imprenditori che hanno qualcosa da sistemare e gli portano i loro dossier. Ne sono passati (e ne passano) tanti sul suo tavolo: uno degli ultimi, per importanza e per le polemiche che continua a suscitare, è stato quello dell'Alitalia, che proprio in questi giorni compie il primo anno di nuova vita. "Miccichè ha un vissuto diverso da quello dei banchieri italiani - spiega al Foglio Riccardo Monti, capo della società di consulenza strategica Boston consulting- Gran parte della sua carriera l'ha fatta nelle aziende. Quindi conosce perfettamente, dall'interno, la cultura industriale: dote essenziale oggi che bisogna capire come intervenire in tanti casi di crisi, tutti diversi l'uno dall'altro". In effetti il suo curriculum è un po' atipico nel mondo del credito. "Io sono un uomo fortunato - dice al Foglio - sono nato in una famiglia della media borghesia palermitana con moltissimi interessi culturali. Da noi erano di casa personaggi come Leonardo Sciascia, Renato Guttuso, Gesualdo Bufalino, Elvira ed Enzo Sellerio". C'era anche una parentela di peso: un cugino, sia pure alla lontana, era Enrico Cuccia, fondatore e per anni guida di Mediobanca. "Quella parentela mi è stata utile, quando mi sono trasferito a Milano ho frequentato quel personaggio straordinario della finanza". Il padre, Gerlando, era in banca: vicedirettore generale del Banco di Sicilia. Ed è stato in una banca, alla concorrente Sicilcassa, che Miccichè è entrato nel 1971 dopo la laurea in Giurisprudenza. C'è stato per 18 anni, interrotti soltanto da un master di 14 mesi alla Bocconi. Nell'aprile 1989, il salto della barricata, il passaggio al settore industriale come direttore centrale finanza del gruppo Rodriguez, leader mondiale nel settore degli aliscafi. Qui ha conosciuto Corrado Passera, ora amministratore delegato di Intesa e dunque suo capo attuale, che lavorava alla Cir di Carlo De Benedetti ed era nel consiglio Rodriguez perché una  società dell'Ingegnere, la Sabaudia, ne aveva acquisito una partecipazione di minoranza. Amministratore delegato della Rodriguez era Salvatore Mancuso, un altro personaggio con il quale ha affrontato poi molte sfide industriali, molte ristrutturazioni. "Hanno personalità diverse – sottolinea al Foglio un avvocato d'affari milanese- Mancuso è più rampante, sbrigativo nei modi, mentre Miccichè è il vero grande signore palermitano. Ma entrambi, per anni, hanno formato un'accoppiata molto apprezzata nel mondo degli affari: sono diventati i fiduciari del sistema bancario, quelli incaricati di risolvere le situazioni difficili, di ristrutturare le imprese verso le quali il sistema bancario era esposto". Di casi intricati Miccichè ne ha gestiti diversi: dal 1992 al 1995 la Gerolimich- Unione manifatture, una holding con varie partecipazioni che ha dovuto essere liquidata; dal 1996 al 1997 la Santavaleria, capofila delle imprese chimiche e del vetro della famiglia Varasi; dal 1997 al 2002 l'Olcese, gruppo tessile con problemi anche di azionariato (fra i soci c'era un gruppo libico che ha creato qualche frizione). "Miccichè ha giocato tutte queste partite con un approccio simile a quello che Niccolò Machiavelli giudica essenziale al buon principe: si è comportato quale volpe et lione", dice di lui un collega, Massimo Ponzellini, presidente di Impregilo e della Banca Popolare di Milano. Nel 2002 il grande cambiamento, il ritorno in banca. Passera, diventato amministratore delegato di Intesa, stava formando la sua squadra e ha proposto a Miccichè di entrarvi come responsabile Large Corporate. "Io non avevo più avuto rapporti con Passera dai tempi della Rodriguez - dice al Foglio - Mi ha chiamato perché il mio profilo era molto simile al suo: anche lui veniva dal mondo aziendale, aveva gestito Olivetti e le Poste, e aveva una visione del business completa. Lui e io siamo abituati a confrontarci con risorse scarse, a tenere rapporti con controparti difficili come i sindacati. Non siamo cresciuti nell'ovatta bancaria". Nel suo nuovo ruolo, ha affrontato alcuni dei dossier più caldi di questi ultimi anni: la grande crisi Fiat, il pasticciaccio della scalata alla Edison, i casi Piaggio, Prada, Granarolo, Esaote. E l'affaire Risanamento, il gruppo immobiliare di Luigi Zunino finanziato con grande generosità da Intesa (generosità giudicata dai critici eccessiva) e per il quale la Procura di Milano aveva chiesto il fallimento; richiesta respinta dal Tribunale che ha invece accolto il piano di salvataggio predisposto dalle banche. E poi la vera prova del fuoco: l'operazione Alitalia, con la formazione della cordata guidata da Roberto Colaninno. Adesso coltiva una nuova vena di business più vicina al mondo della piccola e media impresa: ha fatto entrare la banca con una partecipazione di minoranza in una società, Honyvem, del gruppo Class editori che gestisce una banca dati. Ma soprattutto si sta impegnando nel finanziamento delle start up. Intesa ha istituito proprio uno start up day: la prima edizione è stata l'ottobre scorso e si ripeterà più volte all'anno. "La ragione? Ho toccato con mano - spiega Miccichè – che l'innovazione è fondamentale e l'Italia è molto indietro sotto questo aspetto. Adesso come banchiere penso sia utile individuare delle eccellenze e finanziarle".

 


< torna all'elenco