Gaetano Miccichè

Rassegna stampa 2008

“Imprenditori, dateci credito. Usciremo insieme dalla crisi”

  - Il Resto del Carlino

“Racconto italiano” è uno spettacolo teatrale che parla di fiducia e coraggio. Fiducia che le imprese — è la tesi — devono riscoprire nelle banche così da trovare assieme il coraggio di affrontare sfide o superare momenti difficili. Il cast è di prim'ordine: Giorgio Albertazzi, Michele Placido. Ivana Monti... Il «produttore» è Intesa Sanpaolo e — insieme alla Cassa di Risparmio di Bologna — ha portato l'ultima tappa del tour, in ordine di tempo, ieri sera al Teatro Duse di Bologna. In platea i clienti corporate emiliano-romagnoli della banca. Sul palco sfila il racconto di persone che hanno sogni da realizzare e trovano la forza per farlo. La «prima» dello spettacolo risale a oltre un anno fa quando lo scenario era certo meno fosco di quello attuale e avere coraggio e fiducia era più semplice.
D. Dottor Miccichè, la crisi finanziaria in atto vi ha fatto cambiare la sceneggiatura?
R. “No, il nostro messaggio di oggi è lo stesso di un anno fa – risponde Gaetano Miccichè, responsabile della divisione corporate e investment banking di Intesa Sanpaolo -. Non è cambiato il nostro modo di fare banca né il nostro rapporto con le imprese”.
D. Lo riconosca, ci vuole un bel po’ di coraggio a invitare oggi a teatro i propri clienti e raccontargli che il rapporto banca-cliente è fondamentale per il successo.
R. «Non ci vuole coraggio se ci credi e sei pronto a dimostrarlo con i fatti. Anzi, è un bel segnale. Vede, io sento spesso dire che gli italiani non fanno sistema, che non si fidano gli uni degli altri, che sono invidiosi del successo altrui, che le banche hanno il ponte levatoio alzato. Bene, la nostra banca vuole contribuire a ribaltare questo luogo comune per poter finalmente dire che gli italiani sanno fare sistema, che il successo porta successo e che le banche vanno dai clienti per lavorare insieme. E lo stiamo facendo portando nei teatri "Racconto Italiano"...»
D. Le imprese oggi temono una forte stretta del credito. Timore fondato?
R. «Mi lasci fare una premessa: Intesa Sanpaolo è la prima banca italiana con 11,4 milioni di clienti in Italia e 8,3 milioni all'estero, ha una forte presenza internazionale, siamo in ben 44 paesi nel mondo e, per struttura, storia e organizzazione, può dire di avere tra i suoi clienti il 90-95% delle imprese italiane. Conosciamo bene, quindi, le esigenze di tutti i nostri clienti e quindi anche degli imprenditori. È proprio a questi ultimi vogliamo mandare un messaggio chiaro: non aspettate a venire in banca quando, i problemi sono già gravi. La banca vuole, con strumenti articolati e un ampio ventaglio di professionalità, seguire la vita delle aziende in tutte le sue fasi: la nascita, la crescita e i momenti di crisi».
D. D’accordo, ma torniamo alla stretta sul credito.
R. «Oggi, in generale, prestare denaro costerà un po' di più e sarà sempre più necessario stare attenti a rischi e garanzie. Ma, attenzione, l’origine della crisi  finanziaria attuale sta proprio in un sistema che non sempre ha guardato ai rischi con la dovuta attenzione».
D. Quindi i soldi ci sono e non chiuderete troppo i rubinetti?
R. «Noi vogliamo continuare a fare il nostro mestiere in quel modo un po' tradizionale a cui siamo sempre stati fedeli e per il quale fino a qualche mese fa eravamo criticati mentre oggi siamo elogiati: il nostro mestiere è raccogliere risparmio e distribuire credito. Questo continueremo a fare».
D. Le misure prese da Governi e banche centrali di tutto il mondo sono all’altezza della gravità della crisi?
R. «Sì, sono misure adeguate, tempestive ed efficaci: garanzie sui depositi, garanzie sui prestiti interbancari, intervento pubblico, in caso di bisogno, a sostegno degli istituti di credito. E' stata allacciata una cintura di sicurezza forte».
D. Ai mercati sembra non bastare.
R. «I mercati ricominceranno a guardare i fondamentali e poi, guardi, sinceramente questa globalizzazione estrema mi lascia perplesso. Prenda la crisi dei mutui americani, non vedo perché debba influenzare così pesantemente l'Europa o l'Italia?».
D. Dal punto di vista finanziario ha però inciso molto e sta avendo riflessi forti sull’economia reale.
R. «Ma è proprio la realtà a essere diversa. Negli Stati Uniti vengono concessi mutui sul 90-100% del valore degli immobili contando, ad esempio, su redditi da posti di lavoro che sono decisamente meno garantiti che da noi. In Europa, in Italia in particolare, i mutui coprono mediamente il 50-60% del valore dell'immobile e poggiano su redditi da posti di lavoro che sono tra i più garantiti. Capisco che Wall Street ne subisca le conseguenze, ma cosa c'entrano le banche italiane?»
D. Sa benissimo che la finanza ha sparso le tossine in tutto il mondo, Europa e Italia compresa.
R. «E' vero, ma non dappertutto e non con la stessa intensità. Le banche non sono tutte uguali e non sono tutte ugualmente esposte. Il sistema bancario italiano è solido. Auspico che da questa crisi si esca con vigilanza e regole molto più severe sull'immissione dei prodotti finanziari sul mercato».
D. Dovranno cambiare anche le agenzie di rating?
R. «Le agenzie di rating hanno un ruolo importante, ma vorrei che prestassero meno attenzione agli indicatori finanziari e considerassero di più la realtà delle imprese che giudicano: chi sono, cosa fanno, in quali settori operano, cosa si propongono di fare gli imprenditori e i manager. Si chiedano se sono all'altezza delle loro ambizioni, se gli strumenti che le imprese usano sono i migliori per raggiungere gli obbiettivi».
D. è dura in questo periodo avere sogni nel cassetto.
R. «E' proprio questo il punto. Ognuno di noi ha diritto ad avere un sogno nel cassetto. Il nostro obiettivo, come banca e come divisione corporate in particolare, è quello di aiutare gli imprenditori ad aprire quel cassetto, tirare fuori il proprio sogno e insieme provare a realizzarlo».

 


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