Rassegna stampa 2006
Miccichè: le imprese devono crescere anche qui
“Dal mio osservatorio vedo segnali molto positivi. C’è più fiducia, che per noi è una parola magica, e –specie nel Nord- ci sono tante aziende che competono molto bene anche sui mercati internazionali e hanno dimensioni interessanti. Ma per fare il salto vero queste imprese hanno bisogno sia di servizi e prodotti innovativi a livello finanziario che di una pubblica amministrazione che dia certezza e stabilità”. Certo, può apparire strano chiedere della “questione settentrionale” che il governo si prepara ad affrontare nel suo incontro milanese di martedì, a un banchiere siciliano, tifoso del Milan e in parallelo del Palermo. Ma Gaetano Miccichè, da responsabile della divisione Corporate di Banca Intesa, ha un ruolo centrale nel sistema di supporto alle medie e grandi imprese italiane e naturalmente vive in prima persona successi e difficoltà di quell’area settentrionale del Paese dove molta della forza produttiva è concentrata.
D. Dottor Miccichè, quali priorità indicherebbe al governo per le imprese del Nord?
R. “Quelle che valgono per tutte le imprese. Sono tre le priorità che anche di recente sono state sottolineate da voci autorevoli e che già Corrado passera indicava alcuni anni fa: la crescita, l’innovazione e l’internazionalizzazione”.
D. Proprio l’innovazione sembra essere il punto debole di molte nostre aziende, anche per motivi di taglia.
R. “Investire in ricerca e sviluppo è una scelta imprenditoriale non semplice in quanto vuol dire puntare ad obiettivi non solo di breve periodo, ma credere all’impresa in una prospettiva più lunga per modernizzarla e adeguarla ai migliori concorrenti mondiali. Per questo ritengo importante che il governo faccia tutto quanto è possibile per ricreare cultura in questo senso. In altri Paesi vi sono contributi pubblici alla ricerca e all’innovazione e anche se da noi i vincoli di finanza pubblica non permettono certamente abusi in questo settore –il tema oggi è dove tagliare e non dove distribuire- ciò che si può realisticamente chiedere è che almeno gli investimenti in innovazione vengano defiscalizzati”.
D. La crescita: quanto spetta alle imprese rimboccarsi le maniche e quanto il governo può creare condizioni favorevoli?
R. “L’aspetto dimensionale è importantissimo. Per differenziare la produzione ci vogliono certo ricerca e innovazione, ma servono anche strutture adeguate per gestire le aziende in modo manageriale, ricercare nuovi mercati e raggiungere adeguati livelli di competitività”.
D. E per assicurare questa crescita basta il mercato?
R. “Sì, direi che le opportunità di crescita offerte per esempio dalla Borsa Italiana sono più che valide; però si cresce anche attraverso fusioni ed acquisizioni e, sempre per restare nel campo degli obiettivi pubblici, nel settore delle utility ancora molte aziende hanno un controllo pubblico e quindi il governo potrebbe svolgere un ruolo positivo favorendone le integrazioni per raggiungere dimensioni ottimali. Ma più in generale, credo che quel che si chiede a chi governa sono regole del gioco chiare e durature nel tempo. Sono molto soddisfatto che la recente iniziativa dell’esecutivo sul regime fiscale del comparto immobiliare, che aveva creato non pochi interrogativi, venga prontamente modificata”.
D. E per spingere le imprese all’estero?
R. “Anche in quest’area quel che serve è il rispetto delle regole del gioco. Se una nostra azienda si muove all’estero deve essere tutelata come lo sono quelle straniere che fanno operazioni in Italia. Non si possono accettare asimmetrie”.
D. Uno dei problemi fondamentali del Nord restano le infrastrutture. Meglio fare il ponte sullo Stretto o investire nella Pedemontana?
R. “Banca Intesa considera le infrastrutture così importanti da avere addirittura creato una banca per questo settore. Non è compito dei banchieri decidere se è meglio fare il ponte sullo Stretto o allungare un’autostrada. Quel che è certo è che, parlando proprio del Nord, non ha senso arrivare da Roma a Malpensa in cinquanta minuti di volo e poi passare un’ora e mezzo in macchina per raggiungere Milano”.
D. Infrastrutture significa anche finanziamenti pubblici e non sembra appunto che i soldi fa spendere siano molti…
R. “Oggi la maggior parte delle grandi opere mondiali si fa grazie ad operazioni di project financing supportate dal sistema bancario internazionale. Anche le banche italiane hanno attitudini e professionalità per supportare iniziative di tal genere che si basano quindi sui flussi economici e finanziari generati e non tanto sugli investimenti iniziali. Insomma c’è spazio anche per grandi iniziative in Italia”.
D. è il momento di “fare sistema”…
R. “Da troppi anni sento quest’espressione e mai vedo comportamenti che la giustifichino. La risorse valide del paese, e sono molte in tutti i campi –istituzioni, imprese, banche e metto anche i media –devono riuscire a distinguere le iniziative valide e supportarle con l’obiettivo di raggiungere successi di cui poi beneficerà l’intero Paese. il sistema Italia deve riuscire a evidenziare il suo grande potenziale”.