Gaetano Miccichè

Rassegna stampa 2011

Intesa Sanpaolo cresce all'estero

  - Il Sole 24 Ore

Dopo dieci anni, Intesa Sanpaolo torna in Brasile e si prepara ad aprire nei prossimi mesi anche altre quattro sedi in Turchia, India, Polonia e Tunisia. «Un passo quasi obbligato» secondo Gaetano Miccichè direttore generale di Intesa Sanpaolo, responsabile della divisione corporate e investment banking e amministratore delegato di Banca Imi, perché «nell'attuale contesto macroeconomico l'internazionalizzazione è l'unica strada per cercare di crescere ove i mercati domestici dimostrano lentezza». Questo vale per le imprese, certo, ma anche per le banche come Intesa Sanpaolo, che punta a supportare clienti nazionali aiutandoli ad espandersi e investire in quei mercati che evidenziano più alti tassi di crescita. La presenza estera di Intesa Sanpaolo è articolata in due strutture: una opera direttamente sui mercati locali attraverso la partecipazione in banche commerciali in Centro-Est Europa e nel Bacino del Mediterraneo; l'altra fa capo al Corporate &  Investment Banking, e opera in circa 30 Paesi e si occupa di assistere le imprese italiane all'estero. Quest'ultima - la Direzione Internazionale guidata da Walter Ambrogi che riporta direttamente a Miccichè - si sviluppa su quattro hub di riferimento che fanno capo a Londra, New York, Hong Kong e Dubai. Quattro satelliti che coordinano le numerose altre sedi sparse per il mondo. E che vedranno il gruppo Intesa Sanpaolo sbarcare anche a San Paolo e poi, nel corso del 2012, in Turchia, India, Polonia e Tunisia. La banca ha inoltre ricevuto in questi giorni l'autorizzazione ad aprire una filiale di rappresentanza ad Abu Dhabi e conta di aprire una rappresentanza anche in Australia.
D. Il gruppo torna in Brasile dopo che nel 2002 aveva deciso di uscire dall'Area. Come mai questo ripensamento?
R. Sono sempre stato convinto che nella storia di ogni azienda, anche bancaria, sia necessario procedere per priorità. Nel 2002, ciò voleva dire concentrarsi sull'Italia. Il piano di ristrutturazione messo a punto da Corrado Passera era molto impegnativo sul mercato domestico e preferimmo così ridimensionare presenze all'estero tra cui appunto anche il Brasile. Oggi il quadro di riferimento e le prospettive sono cambiate e, fermo restando il massimo impegno della Banca nello sviluppo del e sul mercato italiano, ritorniamo in Brasile; un Paese con alti tassi di crescita, sicuramente molto interessante per numerose aziende italiane tra le quali, solo per citarne alcune tra le più grandi, Pirelli, Fiat, Telecom.
D. Ma l'attuale crisi internazionale non ha riflessi anche sugli investimenti delle aziende italiane all'estero?
R. Bisogna fare una distinzione dimensionale. Le grandi imprese hanno buone performance in quanto capaci di diversificazioni geografiche sia produttive che commerciali. Riescono, infatti, ad operare in quei Paesi dove la domanda e i consumi crescono maggiormente. In più sono le aziende che beneficiano di maggiori disponibilità finanziarie sia da banche internazionali che attraverso il ricorso ai mercati. Le aziende di medio piccole dimensioni invece soffrono di più in quanto spesso prive di mezzi e di capitali per investire in innovazione e internazionalizzazione.
D. Hanno più difficoltà ad ottenere credito?
R. Per  le aziende sane con prospettive di crescita il credito non è un problema ma la crisi del Paese genera condizioni di mercato che comportano costi di finanziamento più onerosi.
D. Il nuovo record dello spread Btp-Bund è a 462punti. Come si riflette tale livello sui costi che applicate alle aziende? Quanto, concretamente, pagano in più rispetto ai concorrenti?
R. In linea di massima pagano circa tre/quattro punti percentuali in più rispetto alle concorrenti tedesche. Il differenziale tra gli spread è diventato il principale elemento di competitività; per questo è auspicabile che si riduca il prima possibile.
D. Alla luce delle difficoltà e dei prezzi di Borsa, si può sostenere che l'Italia sia in vendita?
R. Non direi proprio. Il nostro Paese è caratterizzato, nonostante tutto, da una classe imprenditoriale di valore, da aziende che si distinguono per capacità produttive, per brand noti in tutto il mondo e per opportunità di sviluppo internazionali che, sono certo, ne salvaguarderanno l'identità.
D. Dopo Edison e Parmalat, ci sono altre aziende che rischiano di finire oltreconfine?
R. Come appena detto, molte sono le aziende italiane interessanti a livello internazionale, che possono attirare l'attenzione di investitori europei e soprattutto asiatici. Mi auguro comunque che si possa invertire la tendenza e che siano le aziende del nostro Paese a rafforzarsi all'estero. Fra queste mi piace ricordare quelle appartenenti al settore farmaceutico che sono, per lo più, sane e ben patrimonializzate.
D. Siete soci di Telco: pensa che Telecomitalia possa essere comprata da gruppi esteri?
R. Sono molto fiducioso su Telecom Italia e sulle potenzialità del gruppo. Bernabò sta facendo complessivamente un ottimo lavoro, mantenendo margini significativi e valorizzando al meglio gli asset internazionali. Non credo vi sia il rischio che il gruppo finisca in mani estere.
D. Concorda con l'amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel sulla necessità di una operazione di M&A per Telecomitalia?
R. Non credo sia giusto parlare di necessità quanto di opportunità. Telecom è capace sia di procedere attraverso crescita interna che anche, e sono quindi d'accordo con Nagel, attraverso ipotesi di joint venture. Sarà comunque il management a valutarne le opportunità e a sottoporle ai soci.
D. Siete soddisfatti come azionisti di Alitalia?
R. Assolutamente. E' stato fatto un gran lavoro dall'azienda, tanto che dal 2009 al 2011 i passeggeri sono aumentati di oltre 3 milioni e i ricavi sono passati da 2,9 a 3,6 miliardi, nonostante anni complessi.
D. Tra qualche giorno Banca Imi approverà i conti trimestrali. Può anticipare qualcosa?
R. Non posso fare anticipazioni ma i numeri confermeranno certamente l'importante ruolo di Banca lmi nel mondo dell'investment banking e del capital market. La banca d'investimento del Gruppo infatti, nata dalla fusione delle investment bank del Sanpaolo e di Banca Intesa, è in grado oggi grazie alla guida di Andrea Munari e all'operato di un eccellente gruppo di manager, di competere ai massimi livelli anche a livello internazionale.

 


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